di Mathieu Porcellana
Se oggi cominciano le votazioni per il Presidente della Repubblica italiana, il 10 aprile in Francia si voterà per le Presidenziali. Ma lo scenario che si prospetta non è dei più simpatici.
Cinque anni fa i francesi si sono ritrovati un panorama meno sconfortante e più illusorio.
L’estrema destra, il cui maggior rappresentante era ed è tutt’ora Marine Le Pen tuonava contro l’euro e L’Europa. Il padre, che nei suoi rigurgiti nazisti arrivò addirittura a elogiare Pétain il traditore, come un buon Presidente, riceveva misteriose donazioni dal Cremlino di Putin mecenate delle ultra destre europee.
Purtroppo, cinque anni fa, lo scenario a sinistra non era dei migliori.
I socialisti si presentavano traballanti. L’esperienza di Hollande aveva creato sconforto nei loro confronti e loro non sono riusciti a reggere il colpo.
Persino il baluardo dell’estrema sinistra, Mélenchon, che tuonava di rimettere una ghigliottina in Place de la Bastille, si presentò con un programma rosso-nero che niente aveva a che invidiare a quello della Le Pen. Anche lui si accaniva contro i migranti e l’Europa che calpesta i singoli Stati e sempre meno timidamente elogiava Putin quale baluardo da imitare, a dimostrazione che lo zar a Mosca era riuscito a diversificare le categorie dei suoi sudditi europei.
E poi è arrivato lui, Macron. Giovane, europeista, progressista (ok, esagero).
Era riuscito a parlare a tutti i fronti europeisti, da quelli moderati a quelli più estremisti. Era riuscito con una splendida campagna pubblicitaria (ops, elettorale) a presentarsi come il rappresentante di un europeismo maturo, attento alle differenze tra paesi, concreto, forse uno dei pochi che si è opposto in prima linea alle interferenze russe in Europa, che rispondeva a tono alle provocazioni dello zar.
Aveva promesso politiche più progressiste in ogni campo, la demilitarizzazione dei confini francesi in nome di Schengen, salvo poi una volta eletto rafforzare la presenza militare perché va bene Schengen, ma il terrorismo è pur sempre una minaccia.
Stiamo parlando di Emmanuel Macron. Un Renzi francese ma più furbo.
E proprio come Renzi lui è riuscito a conquistare le nuove generazioni francesi che si sentivano escluse probabilmente dalle politiche di Hollande in precedenza.
In tutta Europa sono spuntati comitati elettorali per Macron. Addirittura è uscita poco prima delle elezioni la sua biografia, la parabola ascendente di un giovane idealista che arriva alle porte dell’Eliseo volto a perseverare nel suo credo.
E già così, fa ridere. Scrivo questo con amarezza perché son stato uno di quei francesi che amaramente riconosce di esserci cascato.
Ed è vero che di fronte al ballottaggio Le Pen-Macron la scelta è stata scontata . Gli stessi socialisti fecero l’appello ai loro elettori: “meglio lui che i fascisti” e fu come molti anni fa, quando mio nonno, comunista convinto, in lacrime disse a mia madre di votare Chirac al ballottaggio contro Le Pen padre.
Il punto è che noi poveri illusi ci abbiamo creduto. Almeno fino ai primi mesi di governo, quando Macron riconfermó le truppe ai confini con l’Italia sbandierando la minaccia del terrorismo. Allora capimmo di essere stati abbindolati.
La politica di Macron si è poi evoluta, facendogli prendere posizioni contro i migranti via via sempre più estreme, addirittura elogiando l’operato della Grecia che sparava a vista sulle imbarcazioni dirette verso le sue coste. Il tutto però infarcito di retorica sulla difesa dell’Europa, cara alle destre sia moderate che non.
Ma tornando a oggi, chi sono i candidati alle elezioni e cosa propongono?
A sinistra vediamo di nuovo Mélenchon e i socialisti con Hidalgo, attuale sindaca di Parigi.
E a destra? Dal centro a destra abbiamo il buon Macron che ci riprova. Credo sia già stato abbastanza detto su di lui in questa sede.
Valérie Pécresse (Soyns Libres)
Valérie Pécresse, candidata dei repubblicani alle Presidenziali, esordisce con “voglio ridare l’orgoglio ai francesi” e “rimettere la Francia in ordine“. Affermazioni che ricordano l’exploit del suo predecessore, il fu Sarko, quando disse di voler “ripulire le banlieue dalla feccia“.
Di certo non ci si può aspettare nulla di buono partendo da queste prospettive. A detta di Pécresse, la Francia è rimasta bloccata dalle politiche centriste di Macron e lei vorrebbe dare a queste una svolta a destra.
Perché, Macron che ha fatto?
Marine Le Pen (Front National)
Marine Le Pen, erede del padre Jean-Marie alla guida del Front National, si ricandida proponendo un programma di chiara matrice sovranista.
Fiera sostenitrice del “prima i francesi” (ricorda qualcuno vero?), a suo dire l’immigrazione dev’essere controllata, la Francia deve uscire dall’euro e tante altre belle proposte.
A differenza del padre però ha iniziato a strizzare l’occhio ai componenti della comunità LGBTQI+ di destra, esprimendosi sull’argomento con toni più moderati.
E l’ultra destra?
Al peggio non c’è mai fine? Esatto! Pensavamo che bastasse la cara Marine a farci venire i conati con le sue politiche sovraniste ottuse e con i suoi elogi a Orban e Putin, ma invece ci eravamo sbagliati.
Di origine ebraico-berbere, Éric Zemmour è l’exploit dell’ultra destra francese, che in confronto fa sembrare Le Pen moderata.
Si definisce un bonapartista-gollista. Fermo oppositore della globalizzazione e del multiculturalismo che ha corrotto la Francia, Zemmour si scaglia contro l’ideologia di sinistra che ormai ha permeato l’ambiente d’oltralpe.
Ovviamente non poteva non prendersela contro l’ideologia gay! A suo dire, l’ideologia gay ha rovinato la Francia e in particolar modo l’uomo francese che è divenuto via via sempre più femmina, vittima del plagio operato dalla sinistra, dai gay e da chi più ne ha più ne metta.
Il 6 ottobre 2021, nei sondaggi Zemmour ha raggiunto il 17% delle intenzioni di voto e il secondo posto fra tutti i candidati, qualificandosi per la prima volta in tutti i sondaggi per il secondo turno delle elezioni Presidenziali.
Ritornando a noi, lo scenario che si prospetta non è dei migliori.
Se ci aspettiamo delle svolte progressiste oltralpe, ricordiamoci sempre cosa sono state le elezioni del 2017.
In generale per “noi” – e con “noi” intendo tutte quelle persone che si mettono in gioco per aiutare il prossimo – non potranno che prospettarsi tempi duri e forse addirittura peggiori di quelli che sono stati fino a ora.
Non ci resta che sederci e osservare, sperando che questa deriva destroide arrivi prima o poi al capolinea.
“Qu’un sang souvraniste abreuve nos sillons” *
* A noi attivisti, francesi e non, non resta che riadattare un verso della Marsigliese a monito di tutta l’ondata sovranista.