di Roberto Cascino 

L’8 e il 9 giugno si voterà per rinnovare i membri del Parlamento europeo. Si tratta di un’elezione importante, perché potrebbe stravolgere l’equilibrio che sostiene la politica europea da sempre.

Per la prima volta potrebbe nascere una maggioranza di destra-centro nel Parlamento e nella Commissione europea.

 

Eppure, nel corso di queste settimane di campagna elettorale, in Italia si è parlato molto poco di quali progetti e idee i partiti adotteranno, se eletti. Il dibattito pubblico si è concentrato perlopiù su temi inerenti alla politica nazionale

A dirla tutta, la campagna elettorale in Italia è stato un lungo susseguirsi di uffici stampa che riempivano di meme e buzzwords la comunicazione dei candidati principali, con l’unico risultato di polarizzare il dibattito su temi non sempre centrali nella vita del Paese.

 

Quali sono e come si dividono i gruppi politici nel parlamento europeo

Cerchiamo quindi di fare un po’ di chiarezza, rispetto a quale gruppo politico europeo ciascuno di noi può dare il proprio voto.

 

Le deputate e i deputati al Parlamento europeo si riuniscono in gruppi politici e sono organizzati per affinità politiche (quindi non per nazionalità). Vi sono attualmente 7 gruppi politici al Parlamento europeo; ci vogliono almeno 23 deputate e deputati che provengono da un un quarto degli Stati membri per creare un gruppo.

Ogni individuo deve appartenere solo ad un gruppo politico e le deputate e i deputati che non aderiscono a nessun gruppo sono noti come non iscritti. Ecco quali sono:

 

Come si identificano i partiti italiani nei gruppi politici europei

I partiti politici italiani sono raggruppati in diversi gruppi politici all’interno del Parlamento europeo:

 

  • Gruppo dell’Alleanza Progressista di Socialisti e Democratici: comprende il Partito Democratico
  • Gruppo del Partito Popolare Europeo: comprende Forza Italia
  • Gruppo di Identità e Democrazia: comprende Lega per Salvini Premier 
  • Gruppo Renew Europe: comprende Azione e Italia Viva
  • Gruppo dei Conservatori e Riformisti europei: comprende Fratelli d’Italia

 

Come si parla di migrazione nei gruppi politici UE

Spero che abbiate avuto la mia stessa curiosità e aperto tutti i siti, anche solo per vedere quale immagine di sé vogliano comunicare i gruppi europei.

Se non lo avete fatto, siete ancora in tempo: noterete che manca (quasi) dappertutto un tema di cui nella realtà si parla tanto e spesso anche a sproposito.

 

Certo, parlo della migrazione.

L’unico partito che utilizza la parola Migrazione (o migration) in homepage è quello di Conservatori e Riformisti, il gruppo di destra a cui appartiene anche Fratelli d’Italia il partito maggioritario in Italia e da cui proviene Giorgia Meloni.

In quel caso, è associato al concetto di migrazione quello di “sicurezza e salvaguardia dei confini”.

 

Tutti gli altri partiti non fanno cenno alle politiche portate avanti negli ultimi 5 anni di legislatura, neppure per parlare del Regolamento di Dublino o della sua più recente versione di applicazione dopo la modifica del 2023.

stazionecentralemilano

Dopo il voto, quali sono le prospettive

Come dicevamo all’inizio, probabilmente vedrà uno spostamento degli equilibri verso la destra

Osservatori politici da tutta Europa sono concordi nel sostenere che i due partiti di destra ed estrema destra (rispettivamente, Conservatori e Riformisti europei e Identità e Democrazia) otterranno più seggi del 2019, grazie a Fratelli d’Italia e Rassemblement National, il partito guidato da Marine Le Pen.

 

La migrazione, che continua ad apparire in tutti i programmi nazionali, viene stigmatizzata dai partiti di destra ed estrema destra, che continuano a rilanciare tesi come la “sostituzione etnica” o il “pull factor delle Ong” o “la delocalizzazione dei centri di rimpatrio”.

 

Nonostante ciò però, tutte le altre forze politiche da quelle più moderate a quelle più radicali che si presenteranno alle elezioni non riescono a trovare una comunicazione efficace per parlare di migrazione.

 

Malgrado questo sì, Sabato 8 e domenica 9 giugno si va alle urne in tutta l’Unione Europea. Senza scuse. Per cui, buon voto!