di Fernanda Torre 

Con la ricorrenza del 20 giugno, Giornata mondiale del rifugiato, il Pulmino Verde ha organizzato l’evento “Il World Refugee Day guardando al confine fra Polonia e Bielorussia, con testimonianze e visione del reportage “Metalli Pesanti”. 

L’incontro sarà presso CasArcobaleno, Via Bernardino Lanino, 3/A a Torino, dalle 19:30 alle 21:30. Parleremo dell’attuale situazione al confine polacco-bielurosso, della rete di attivisti e del lavoro che Il Pulmino Verde sta cercando di portare avanti.

 

Due anni sembrano lontani, ma con estrema chiarezza riecheggiano nelle nostre menti. Quando nel 2021 fu introdotta per la prima volta l’idea di una zona cuscinetto attorno al confine bielorusso, l’area interessata aveva un’estensione da due a cinque chilometri e impediva alla stampa, ai gruppi umanitari e al pubblico di avvicinarsi.

A giugno 2022 come Il Pulmino Verde abbiamo avuto modo di vedere la zona rossa, un’area pattugliata giorno e notte dai poliziotti, in una foresta dichiarata patrimonio dell’umanità dall’UNESCO, in cui centinaia di migranti sopravvivono nella speranza di raggiungere le porte dell’Europa.

Come racconta Anna Alboth, attivista di una ONG che aiuta i rifugiati nella foresta di Bialowieza, i migranti cercano di sopravvivere di fronte ai numerosi pericoli presenti in questa “zona rossa”. E ogni stagione porta con sé i propri pericoli. La Polonia orientale ha un clima molto duro e particolare. Ci sono paludi e foreste enormi. In estate fa molto caldo e le risorse idriche scarseggiano. In inverno, può fare freddo fino a meno 20 gradi.

La zona rossa ha avuto un momento di chiusura. Questo fino a maggio 2024.  Nell’intervista stampa del 27 maggio 2024, il Ministro della difesa polacco ha spiegato come la tutela della nazione fosse necessaria di fronte alle ultime azioni ostili ricevute da parte di Mosca e Minsk.

 

Il governo di Tusk ha varato un investimento di oltre 2 miliardi di euro per una serie di misure di frontiera, per rafforzare il cosiddetto “Scudo dell’est”

Martedì 4 giugno, a poche migliaia di chilometri dal cuore dell’Europa, che ha visto lo scorso weekend le elezioni del Parlamento europeo, la Polonia ha dato il via ad un progetto di rafforzamento della difesa militare, lungo i 450 km di confine con la Bielorussia. Uno “scudo” costituito da barriere fisiche, progettate per rallentare gli eserciti in arrivo, e da sistemi di sorveglianza di fascia alta (alcuni gestiti attraverso l’impiego dell’intelligenza artificiale), da basi operative avanzate, infrastrutture adeguate per i sistemi anti-drone.

Katarzyna Czarnota, del ramo polacco per i diritti umani di Groupa Granica sottolinea come queste misure possano dare il via ad una prossima fase della crisi umanitaria e ad un’intensificazione della violenza nei confronti dei migranti. I gruppi di attivisti e attiviste polacche temono che l’attuale discorso sulla necessità della Polonia di proteggersi dalla guerra e dalle aggressioni possa legittimare le autorità a criminalizzare più facilmente chiunque cerchi di aiutare i migranti, così come i migranti stessi che potrebbero cercare di attraversare il confine confini senza i documenti corretti.

I respingimenti sono all’ordine del giorno. Ciò che è meno comune è ottenere filmati e prove di questi respingimenti. 

 

Nel mezzo della cosiddetta zona grigia, ci sono le migliaia di migranti siriani, afghani e africani che cercano la vita, attirati a Minsk con la falsa promessa di un facile passaggio in Europa, e che invece vengono continuamente rispedite da una parte all’altra delle due frontiere, con violenza, cinismo, terrore.

 

Dall’inizio della crisi migratoria la zona rossa ha restituito 48 corpi senza vita.

Come Il Pulmino Verde riteniamo importante dare voce ad un attivismo silenzioso che ogni giorno si intreccia con le vite delle persone migranti. Un attivismo ben organizzato, diffuso nel territorio che interviene per situazioni di difficoltà.

Un’immagine di chi decide di non rimanere indietro, in silenzio ma essere parte attiva e voce della resistenza polacca.