di Mathieu Porcellana 

A Roma, la settimana scorsa, a causa delle estenuanti attese architettate dal Ministero e messe in atto dai servi delle istituzioni (fasciste), una persona, dopo essere stata in coda per giorni in Questura, è morta di freddo.

 

Forse non mi sono spiegato: una persona è morta di freddo, perché accampata davanti alla Questura romana nella (vana) speranza di farsi prendere in considerazione dalla polizia per avere un appuntamento per rinnovare il permesso di soggiorno.

Nel mentre il governo continua a “deliziarci” con i suoi numeri da circo, rilasciando uno dei peggiori boia libici nonostante il mandato della Corte Penale Internazionale.

 

Nelle altre città, tra cui anche Torino, la situazione è analoga a quella romana (senza il morto, per fortuna).

Siamo di fronte a una chiara manifestazione di razzismo di Stato.

Del resto si è sempre fatto così, colpire una categoria per volta, spostare l’asticella della decenza una volta e poi un’altra ancora includendo, volta per volta, sempre più categorie di vite sacrificabili.

Spiace dirlo, ma chi non si sta accorgendo della marea nera che avanza, dalle fogne al Parlamento Europeo e non solo, o è stupido o è colluso.

 

Se l’altra volta scrivevo che la Storia sta bussando alle nostre porte per chiederci il conto del nostro privilegio di persone bianche, ora a chiederci il conto sono i Partigiani di ieri, che sono o sono stati i nonni di alcuni di noi. Loro fecero la loro parte quasi cent’anni fa, ricacciando la marea nera nella cloaca della Storia, ma ora il nostro compito è un’altro: non più ricacciare, bensì sradicare una volta per tutte.

 

Perché se l’aberrazione di Corso Verona a Torino, o di altre Questure d’Italia, è stata possibile è anche colpa nostra. Tutto questo avviene ogni giorno da anni nelle nostre città, sotto i nostri occhi. Non possiamo più girarci dall’altra parte, raccontandoci scuse come “non posso farci niente”, perché tutti nel proprio piccolo possono fare qualcosa, anche solo rimanendo intellettualmente critici e smettendola di chiamare le cose con nomi più politicamente corretti.

 

Al questore che parla di malfunzionamenti, noi diciamo che questo non è derivato da “qualche malfunzionamento”, bensì è una chiara intenzione del Governo: è razzismo di Stato.

 

Nel mentre due circoli Arci di Torino, a distanza di poco tempo, sono stati vittime di attacchi fascisti.

Probabilmente, visto che per il primo gli inquirenti sospettavano inizialmente di una baby gang della zona, al secondo sono stati più espliciti (perché lasciare la gloria a altri, se tanto sai di essere impunito?) lasciando un cartello con una scritta inequivocabile.

 

A tutti coloro che rimangono indifferenti di fronte a questi orrori, chiedo di farsi da parte. Avremo tempo per voi ignavi, ma non ora.

A tutti coloro che sentono dentro la rabbia ribollire, a tutti loro che io chiamo sorelle e fratelli nell’Antifascismo, dico che è ora di rispondere.

 

Mobilitiamoci, parliamo, occupiamo le strade. Questo nostro Paese ha superato già una volta le barbarie del fascismo e si può fare ancora.

 

E ora sorelle e fratelli, uniti nell’antifascismo, stringiamoci a coorte.

Se anche camminassimo nella marea nera non avremo paura alcuna.

Perché i nostri cuori sono pieni di luce. Perché noi siamo dalla parte giusta della storia.

E ancora, stringiamoci a coorte, perché non temiamo il nemico.

Loro non troveranno dinnanzi le nostre schiene, perché non fuggiremo, troveranno invece le nostre facce e i nostri corpi, colmi di rabbia e di amore.

 

La loro tracotanza, la loro hybris sarà la loro caduta.