di Roberto Cascino
Lo sapete da qualche giorno ormai, che siamo in procinto di partire per la seconda volta quest’anno.
Domani, infatti, ci recheremo di nuovo in Polonia, questa volta con l’obiettivo di girare un reportage sulla cittadinanza attiva rispetto il fenomeno della migrazione.
Non è certo un caso se abbiamo scelto come meta la Polonia: torneremo a visitare la frontiera che già avevamo conosciuto a marzo, in quella ormai tristemente famosa cittadina di Przemysl.
A questa tappa aggiungeremo un luogo di confine di cui invece non si parla abbastanza: la frontiera tra Bielorussia e Unione Europea.
Infatti, lungo quel confine ci sono centinaia di persone che ogni giorno tentano di giungere in Polonia. Si tratta di individui e famiglie intere arrivate in Bielorussia da Africa, Medio e lontano Oriente.
Il dittatore bielorusso Lukashenko ha pianificato questi arrivi a partire dallo scorso anno come parte di un piano per esercitare pressione migratoria sull’Ue e costringerla a togliere delle sanzioni.
Abbiamo programmato questa attività perché, sebbene già consapevoli di questa situazione, nel primo viaggio in Polonia abbiamo incontrato direttamente questa problematica. Da qui la nostra riflessione circa l’idea di cittadinanza attiva e il ruolo dei volontari a seguito del recente conflitto che, purtroppo, crea un divario umanitario a causa del diverso trattamento offerto ai profughi ucraini e agli altri migranti.
Uno degli scopi del nostro reportage è raccontare questa tematica e restituire le storie dei migranti ai donatori dell’associazione e ai cittadini interessati, siano essi persone che scappano dalla guerra in Ucraina o provenienti da altre parti del mondo, e dei volontari presenti lungo le due frontiere che separano Polonia da Bielorussia e Ucraina.
Venerdì ci recheremo a nord, verso il confine con la Bielorussia dove trascorreremo due giorni in compagnia di associazioni e gruppi che si occupano di assistenza ai migranti che arrivano nell’Unione Europea non accolti tanto da essere umani, quanto più da nemici da respingere e ostacolare.
Intervisteremo le persone che da mesi cercano di operare in un territorio ostile e pericoloso, tanto per i migranti quanto per loro che, nonostante tutta la situazione venutasi a creare da febbraio, rimangono osteggiati dalle autorità.
Domenica poi faremo tappa a Jaroslaw per vedere com’è cambiata la situazione rispetto a qualche settimana fa. Anche in questo caso, vogliamo continuare a fare luce su una vicenda che sta trovando sempre meno eco mediatica.
Abbiamo scelto di mantenere attiva la raccolta fondi che abbiamo inaugurato fin dal primo viaggio che abbiamo intrapreso.
Nei contesti sopra descritti c’è ancora estremamente bisogno di aiuto: non appena ci arrivano delle donazioni, contattiamo le associazioni conosciute da marzo in poi per poterle destinare a ciò che serve in quel momento. Cibo, assistenza o posti letto: nel proprio piccolo, grazie alle donazioni ricevute da centinaia di persone con bontà d’animo fuori dal comune, Il Pulmino Verde sta aiutando a soccorrere famiglie in difficoltà che arrivano in Polonia.
Inoltre, a partire da questo nuovo viaggio inizieremo a supportare altri enti che lungo il confine con la Bielorussia. Questi ci hanno segnalato la necessità di alcuni beni per i migranti, come scarpe e medicine. Necessità a cui abbiamo ritenuto più semplice sopperire acquistando in loco ciò che serve grazie ai contributi che continuiamo a ricevere.
Vi ricordiamo che potete seguire il nostro viaggio sui canali social e sul sito web: seguiteci e restiamo umani, sempre.