di Fernanda Torre
Domenica mattina la strada per Medyka era colma di macchine (alcune di lusso) e tir. Un’immagine indelebile di un confine vivo, lontano da quella frontiera vista pochi mesi fa.
Il ricordo di Medyka come un confine colmo di profughi provenienti dall’Ucraina si annebbia di fronte ad un nuovo confine colmo di mezzi di trasporto in ingresso su un territorio attanagliato da una guerra che sembra lontana dalla parola fine.
Ci siamo trovati un confine nuovo, che ricordava le lunghe file di frontiera lungo i Balcani.
Pochi giorni prima, lungo quel confine, era partito un treno con a bordo decine di uomini dell’intelligence italiana, francese, tedesca, ucraina. Quel treno ospitava Draghi, Macron, Scholz. Quel treno portava a Kiev.
Oggi però vogliamo concentrare la nostra attenzione su quella fila interminabile di auto e tir targati Polonia, Germania, Francia, Repubblica Ceca. Quelle auto raccontano un nuovo vissuto della guerra: l’immagine del mercato nero che sta attanagliando il paese.
Proprio il nostro amico Kamil, incontrato poche ore dopo la nostra visita Medyka, ci racconta come molte di quelle auto (specialmente quelle distrutte o ammaccate) abbiano come fine quello di entrare in Ucraina ed essere rivendute.
Parte di quelle auto avrebbe iniziato un nuovo ciclo di vite nell’onda del mercato nero, di quel mercato che va a colpire l’economia di un paese già ampiamente devastata, che va a scoprire tasselli pericolosi della criminalità organizzata e che va a scoperchiare pericoli ben più forti.
Oltre al mercato nero delle auto Kamil ci racconta che molte di quelle auto, specialmente le categorie “auto di lusso”, vanno incontro ad un percorso più “regolare” rispetto alle precedenti. Entrano in Ucraina senza targa, vengono immatricolate, escono dal territorio ucraino e vengono rivendute.
Il motivo è semplice: attualmente gli ucraini sono esentati dal pagamento dell’Iva, delle accise e dei dazi sull’importazione delle auto, misura presa per “rinforzare” il numero delle auto.
La lunga coda di automobili alla frontiera tra l’Ucraina e la Polonia, foto di Vittorio Zampinetti
Questo ultimo trick ha determinato un impressionante aumento delle code lungo la frontiera, rallentando così la distribuzione di beni umanitari e di armi per le forze armate ucraine. Proprio dalle parole di chi vive quella frontiera, si viene a sapere che il trasporto delle armi avviene attraverso mezzi militari, scortati da polizia e uomini dell’esercito con passamontagna e kalashnikov.
Proprio attraverso tali situazioni scopriamo che l’Ucraina è sotto l’occhio di molte intelligence europee a causa dell’alto numero di armi arrivate con vie illegali, oscure e poco controllate.
Se pensiamo alla grande disponibilità di armi da fuoco e armi pesanti che sono entrate sul suolo ucraino, quel numero dove potrà finire senza un’adeguata attenzione sul percorso di ogni arma. Si rischierà di avere un mercato internazionale fuori controllo, senza alcuna tracciabilità delle armi.
Un ulteriore mercato nero è quello dei fertilizzanti e prodotti agricoli: le attrezzature agricole vengono rubate, a partire dai trattori fino alle attrezzature più sofisticate. La refurtiva spesso viene spedita in Cecenia.
In ultimo rimane da citare il mercato più orribile e disumano che ci sia: quello relativo agli aiuti umanitari. Ne sono un caso le tante testimonianze dal confine rumeno-ucraino, dove ad accogliere i profughi ci sono le associazioni umanitarie che distribuiscono, gratuitamente, generi di prima necessità.
Quegli stessi beni tornano indietro, sul territorio ucraino, pronti per essere rivenduti a coloro che quel confine non sono riusciti a superarlo.
Una scatola di latte in polvere può costare fino a 50 euro sul mercato nero.
Immagine in evidenza: Medyka, confine polacco-ucraino, foto di Vittorio Zampinetti